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PENSIERI

Martedì 20 Agosto 2013


Nell’epoca in cui siamo lo scontento di tanti rende difficile la vita di quei pochi che vogliono riscattare l’attimo riempiendolo di felicità.

 

Quella mattina mi alzai, non molto deciso, come solito ero fare nel promettermi di perforare la spessa coltre di duro tufo che mi separa dalla determinazione di cui sono stato fiero e accesi il fuoco caldo nel camino storto. Silenziosamente ma non troppo il fuoco prese ad ardere. La secca legna lentamente portava a termine il suo compito scaldando l’ambiente. Io No. Pensai: " L'unica cosa che veramente ci appartiene è il nostro corpo."

Il pensiero fluito trasudava l'errore; il possesso non implica la proprietà: un giardino curato dal giardiniere viene posseduto da esso, ma la terra non è sua. Un bambino partorito non è della donna partoriente se nel futuro non presterà lui cure, amore, passione. Il mondo non è nostro, lui ci ha creato silenziosamente, senza lamenti, domande o richieste ed infine ha donato la sua proprietà, il suo cuore agli uomini.

Licenzio le gambe e resto fermo, immobile. Catturo aria con le narici odorando il sopraffino gusto del vento, mastico in seguito il prelibato cibo e riempio la mia fantasia, gonfiandola come un palloncino. Temo che scoppierà al prossimo sboffo. Smetto.

 

La quantità non è sinonimo di qualità e l’accuratezza ha un grande nemico che nella confusione realizza il suo intento di riempire il tutto di polvere.

 

Il ritmo scorre nelle vene, impetuoso, come il mare in burrasca si scaglia contro gli scogli logorandoli e donando loro nuova forma anno in anno, le gambe iniziano a scuotersi, il bacino le segue e il corpo già ha cominciato la danza.